Implantologia a Carico Immediato

Implantologia a Carico Immediato 24

Implantologia a Carico Immediato 24

Principio alla base del carico immediato è la stabilità iniziale (in termine tecnico stabilità primaria) degli impianti, in modo che, durante il periodo di guarigione dell’osso intorno agli impianti stessi (osteointegrazione), non vi sia micro-mobilità del sistema dente-impianto.

Stabilità iniziale

Si è sempre considerato che i fattori fondamentali per la stabilità primaria fossero:

Circa dieci anni fa il Dr. Roberto Villa si era chiesto: quale deve essere la stabilità minima di un impianto collegato da un ponte ad altri impianti per poter essere inserito in un “sistema” a carico immediato?

Per rispondere a questo quesito, di cui non c’era alcuna risposta in letteratura, il D. Villa aveva ideato un modello sperimentale in cui veniva creata una situazione estrema: un impianto senza alcun contatto con l’osso, ma tenuto solo dalla protesi alla quale era avvitato.

In questo studio clinico il Dr.Villa aveva posizionato in un paziente edentulo 5 impianti nella mandibola. Al momento della consegna della protesi, dopo 48 ore dall’intervento, secondo il protocollo del carico immediato, uno dei 5 impianti inseriti era stato rimosso e sostituito con un impianto più corto e con diametro più stretto che era stato avvitato direttamente alla protesi.

Quest’ultimo impianto non aveva perciò alcun contatto diretto con l’osso circostante, era per cosi dire “sospeso” nel coagulo sanguigno.

La stabilità primaria di questo impianto non era quindi garantita da un ancoraggio osseo, ma bensì dalla rigidità della protesi alla quale era fissato.
Il controllo clinico e radiografico a distanza di mesi aveva evidenziato come tutti gli impianti, incluso quello "sospeso”, avessero terminato con successo il processo di osteointegrazione.

Un ulteriore esame, chiamato analisi di frequenza di risonanza, aveva confermato una qualità dell’osteointegrazione identica per tutti gli impianti, compreso quello sospeso nel coagulo e senza alcun contatto osseo iniziale.

Dal caso clinico descritto si potevano trarre due conclusioni:

Con questo studio, ripetuto con gli stessi risultati in altri 5 pazienti, era stato dimostrato per la prima volta in Implantologia che un impianto non aveva bisogno di contatto osseo per l’osteointegrazione, ma i fattori chiave erano:

Quando il Dr. Roberto Villa presentò il suo lavoro clinico suscitò immediatamente molto interesse ed ebbe occasione di parlarne anche al Dr. Giuseppe Polimeni che lavorava in collaborazione con il Dr. Ulf Wikesjö al Medical College of Georgia School of Dentistry, Augusta, GA, USA .

Il Dr. Polimeni ed il Dr. Wikesjö rimasero favorevolmente impressionati dall’ importanza di questi risultati, ritenendo lo studio meritevole di pubblicazione e si impegnarono a scrivere un articolo e presentarlo alla comunità scientifica internazionale.

Inizialmente lo scetticismo e la comprensibile prudenza davanti ad una teoria cosi rivoluzionaria, consigliarono la comunità scientifica a soprassedere alla pubblicazione. Dopo qualche tempo però, si dissolse ogni perplessità e lo studio fu finalmente accettato e pubblicato ricevendo consensi unanimi.

Lo studio del Dr. Roberto Villa, che aveva come coautori il Dr. Polimeni ed il Dr. Wikesjö, è stato premiato dalla rivista Journal of Prosthetic Dentistry quale miglior studio clinico dalla stessa rivista per l’anno 2011.

Inoltre il Prof. Denis Tarnow della Columbia University (un’autorità internazionale in tema di Implantologia dentale) lo ha considerato come uno dei migliori dieci studi di Implantologia pubblicati nel mondo nell’anno 2011.

Conclusioni

Stabilità primaria

Lo studio del Dr. Villa ha dimostrato che per procedere al carico immediato, ovviamente in situazioni in cui venga utilizzato più di un impianto, non è necessaria una stabilità primaria di ogni singolo impianto, ma è essenziale una “stabilità del sistema implantare“, come la definisce il Dr. Villa, cioè una stabilità data e assicurata dal ponte al quale sono fissati i singoli impianti. E’ la struttura portante nel suo insieme che deve garantire stabilità. Questo concetto è fondamentale per potere chirurgicamente effettuare interventi di Implantologia a carico immediato in situazioni di osso residuo molto deficitarie, in cui non si possa ottenere una buona stabilità primaria di alcuni impianti.

Implantologia a carico differito

E’ evidente, a questo punto, che le differenze per una riabilitazione con impianti con il protocollo del carico immediato e carico non immediato sono davvero sottili.

La motivazione più importante sostenuta da coloro che ancora sono contrari al carico immediato è che losteointegrazione degli impianti possa essere compromessa dal carico masticatorio nei primi 3-6 mesi dal loro posizionamento.

Lo studio del Dr. Villa, dove un impianto senza nessuna stabilità nell’osso, ma solo con una stabilità ottenuta dalla protesi, ha potuto integrarsi sotto carico masticatorio, ha però dimostrato chiaramente che il processo diosteointegrazione non viene compromesso dal carico masticatorio, a meno che questo sia un carico masticatorio veramente eccessivo ed in grado di creare una micro-mobilità dell’intero “sistema” impianto-protesi.

Dunque perché aspettare i canonici 3-6 mesi del protocollo di Implantologia tradizionale per caricare gli impianti quando, ottenendo nell’insieme una buona stabilità implantare, una volta inseriti gli impianti possiamo procedere immediatamente alla consegna di una protesi al paziente?

Il coagulo del sangue. Il concetto biologico alla base del carico immediato post-estrattivo

La natura, dopo l’estrazione di un dente, tende a rimarginare ed a colmare tramite il coagulo sanguigno lo spazio occupato precedentemente dal dente. Quando si estrae un dente e si inserisce un impianto, viene a crearsi uno spazio tra l’impianto e l’osso circostante.

Questo spazio si riempie di coagulo. Lo stesso, dopo un po’ di tempo, si trasforma in osso. Quest’osso si lega all’impianto e ne diventa un ulteriore supporto. E’ questo il principio che sta alla base del grande successo degli impianti post-estrattivi.